Oggi più che mai le città italiane sono chiamate a rimettere all’ordine del giorno il tema della mobilità cittadina, da sempre fra i più cruciali e, in questo periodo, tra i più complessi. 
Come sappiamo, la necessità immediata è garantire il distanziamento delle persone, di conseguenza tutta la mobilità cittadina va ridisegnata secondo modalità di progettazione che rispondano più possibile a criteri di flessibilità e adattabilità. 
Già prima dell’emergenza sanitaria la domanda di mobilità era in continua trasformazione: oggi si aggiunge la necessità di rendere pluri-dimensionale anche l’offerta, declinandola su una molteplicità di servizi da integrare fra loro, con l’obiettivo di fornire soluzioni robuste e al contempo agili per rispondere rapidamente a eventuali ulteriori cambiamenti o modifiche di contesto. 

Due ruote per ripartire 

Le città italiane, in particolare del Nord-Italia, sono tra le più inquinate d’Europa e sono quelle ad essere state colpite maggiormente da Covid-19.  
Durante il lock-down il traffico è diminuito del 30-75%, e con esso anche l’inquinamento atmosferico: ma come scongiurare, nella ripartenza, l’utilizzo dei mezzi propri e al contempo gestire un’intera popolazione di lavoratori e cittadini attraverso un trasporto pubblico contingentato per evitare il pericolo di contagio? Il rischio, come emerso anche dalle riflessioni del professore ed esperto in Scienze Comportamentali Matteo Motterlini nella nostra intervista, è pensare che l’auto sia la soluzione più semplice al problema della mobilità, quando invece la soluzione migliore sembrerebbe correre su due ruote. 

Corso Buenos Aires prima e dopo il progetto “Strade Aperte” 

Milano, come osserva attentamente The Guardian, sta ad esempio introducendo “Strade Aperte”, uno dei progetti di mobilità più ambiziosi d’Europa, riallocando lo spazio stradale dalle auto a biciclette e pedoni: 35 km di strade saranno trasformate nel corso dell’estate, con una rapida espansione sperimentale in tutta la città.  E insieme a Milano, come segnalato attentamente in questo recente articolo de Il Post, molte città europee stanno prendendo decisioni concrete per promuovere l’uso delle bici ed evitare che i limiti del trasporto pubblico riempiano le strade di auto.

Città connesse: la nostra analisi del Bike Sharing  

Quando a Giugno 2018 è sbarcato per la prima volta a Bologna il bike sharing di Mobike, il laboratorio di ricerca di Iconsulting si è subito messo alla ricerca della “traccia digitale” lasciata in tempo reale dai mezzi che si spostavano sul territorio cittadino. 
Già dai primi mesi, il servizio ha segnato numeri da capogiro: a fronte del canone che l’amministrazione locale paga per il servizio, i numeri sul suo utilizzo si sono attestati sui 9.000 spostamenti giornalieri. 
dati generati dagli spostamenti degli utenti hanno evidentemente un grandissimo valore per Mobike stessa, soprattutto al fine di ottimizzare il servizio, ma possono essere molto utili per gli amministratori locali per analizzare il comportamento degli utenti. 

Come molte realtà della Digital Economy, anche le compagnie di bike sharing custodiscono gelosamente i dati del loro servizio: esistono tuttavia numerosi servizi che permettono di acquisire un sottoinsieme di dati: un esempio è il portale Multicycles, che si integra con una serie di servizi Web per fornire la geolocalizzazione dei mezzi disponibili (cioè non prenotati per una corsa). 
Campionando i dati e controllando orari e localizzazioni in cui i veicoli “appaiono” e “scompaiono”, la nostra sperimentazione consente di farsi un’idea precisa dell’utilizzo del servizio da parte degli utenti e conseguentemente degli spostamenti delle persone nell’area di interesse.

La sperimentazione Iconsulting sul servizio di Bike Sharing Mobike

Il ruolo dei dati: anticipare i cambiamenti e proporre soluzioni  

Le amministrazioni più lungimiranti si sono già dotate di infrastrutture tecnologiche adeguate a misurare tempestivamente i fenomeni in corso. Oggi la mobilità locale infatti può difficilmente essere gestita nella sua totalità da un unico soggetto: i temi dell’innovazione e dello sviluppo sostenibile hanno infatti stravolto il settore e sono indicati da tutti come aspetti centrali nell’erogazione dei servizi.  La conseguente esplosione dell’offerta di sistemi di mobilità sul territorio (sia pubblici sia privati) non ha modificato però il punto di partenza per l’ottimizzazione dei servizi, ovvero la possibilità di monitorare e governare la domanda di mobilità

In questo contesto le nuove tecnologie, la disponibilità di nuove tipologie di dati e l’elaborazione di algoritmi attraverso i quali trattarli, si sono rivelati fondamentali per avere maggiore consapevolezza di quando, di dove e di come i diversi sistemi di mobilità vengono utilizzati dai cittadini e quanto si può davvero fare per verificare, correggere e migliorare il servizio. 


Giorgio Gabbani – Senior Manager

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